Mayday!

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    Un concentrato di dinamismo, modernità, arte e luci che la illuminano a giorno: Nathan Philips Square, brulicante di persone che vanno di fretta da un capo all'altro della città piuttosto che di turisti che sfidano la paura dei demoni, è un luogo simbolo della città di Toronto e, come tale, è anche un punto di ritrovo per business men, impiegati e... piccioni.
    Perché moderna o non moderna in tutta le piazze del mondo ci sono i piccioni.

    Con il passare del tempo anche i pennuti più odiati di tutto il mondo sono cresciuti con la società umana e da bravi mangiatori di rifiuti urbani hanno assunto tutte le porcherie possibili evolvendosi ed arrivando ad uno stadio tale da essere temuti persino dai membri al vertice della catena alimentare: una deiezione chimico/nucleare in testa e sei fregato, umano.
    Così, tranquilli tranquilli i piccioni dai colori più inimmaginabili -ce n'è anche uno fluorescente!- si sentono i padroni del mondo ed occupano mezza Nathan Philips Square sicuri che nessuno darà loro fastidio.
    O perlomeno così credono.
    Perché con lui in circolazione nessun volatile è al sicuro!
    Tanto per cambiare è senza soldi poiché le vendite dei suoi intrugli dai dubbi effetti sono andate male e visto che ha fame ma proprio tanta fame ha deciso di riempirsi la pancia facendo pure un servizio alla comunità eliminandone qualcuno: vuole prendere due piccioni con una fava, insomma.
    Ma anche se ne prendesse solo uno non sarebbe male.
    Nel bel mezzo della piazza, "nascosto" dietro ad una panchina, ombrello aperto sopra alla testa e maschera antigas sul volto, Nobody sta aspettando che almeno un elemento del gruppo piuttosto nutrito di pasciuti piccioni cada nella sua trappola: un' antiquata tagliola per la caccia alla selvaggina.
    "Si fidi, funziona benissimo anche con i piccioni!" gli ha detto il venditore nello Sprawl da cui l'ha comprata.
    E lui si è fidato.
    Ma è tutto il giorno che è lì e non ha catturato nemmeno una piuma.
     
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  2. Mind Flow
     
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    Sbatte le palpebre.
    Il vetro del visore riflette la sua espressione perplessa.

    «Replay rapporto di missione.»

    Suoni indistinti e confusi le riempiono le orecchie, a malapena udibili tra il rombo del motore ed frastuono incessante del traffico nelle vie del centro.

    «Hm. Correzione audio: volume in entrata maggiore del volume ambientale.»
    «Correzione audio in corso», risponde la voce negli auricolari.

    Ancora deboli, ma almeno chiare, alcune parole riescono a sovrastare il rumore esterno.

    « ... accordo, signora, una nostra unità è stata appena inviata...»
    «Gaah.», lamenta. Stringe i pugni sul manubrio e si spinge in avanti, accelerando.
    «Replay rapporto di missione.»

    Finalmente il volume riesce a stabilirsi su livelli accettabili e rendere comprensibile la registrazione.

    «Mayday! Mayday!», strilla la voce acutognola di una donna.
    «Cosa succede, signora?», replica con il suo caratteristico aplomb e disinteresse il centralinista medio.
    «C'è... c'è un tipo strano in piazza! La piazza principale, Nathan Philips, e...»
    La voce annoiata interrompe l'altra. «Signora, "tipo strano" è un po' poco per investigare, però basta per un bel procurato allarme.»

    Un sorrisetto le compare sulle labbra.

    La donna, imperterrita, piagnucola: «Ma ha una tagliola!»
    Alcuni momenti di silenzio.
    «Oh.»
    «E ha una maschera antigas in faccia, ha la pelle chiarissima, un ombrello... gliel'ho detto che è un tipo strano! Magari uno di quei mutanti... è tutto il giorno che chiamo la polizia, ma mi hanno ignorata!»
    «D'accordo, signora, una nostra unità è stata appena inviata sul posto. Lei si allontani e si calmi, d'ac--»
    «Stop rapporto di missione», ordina al programma, iniziando a decelerare. I pugni si aprono, le dita raggiungono i freni.
    La moto viene attentamente parcheggiata lungo le linee designate ed assicurata mediante i blocchi in dotazione.

    Alza lo sguardo dalle ruote del suo mezzo, battendosi le mani sui pantaloni.
    Il centro della piazza era poco distante - e lo era anche un ombrello tenuto ad un'altezza decisamente inconsueta: poco al di sopra dello schienale di una panchina.

    Cammina senza fretta fino alle spalle dello "strano tipo", per poi toccarlo sulla spalla destra, con delicatezza.

    «Ciao», lo saluta la giovane, che rimane in piedi a fissarlo, con le mani dietro alla schiena.
    Sorride.

     
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